La mia quarantena
Non so se dire riparto oppure cambio vita.
Non credo di essere eccessivo nel catalogare il 2020 come l'anno del cambiamento globale.
Per molte persone marzo e aprile sono stati mesi di reclusione, a me spaventa di più l'apertura delle gabbie.
Mascherine e guanti possono essere una rottura, ma non potranno proteggerci dal pessimismo, dalla voglia di lamentarsi di alcuni (molti) e dall'ignoranza che crea l'attuale disinformazione.
Abbiamo capito che come prima le cose non torneranno (anche se lo speriamo).
Abbiamo messo alla prova la nostra vita quotidiana.
Ci siamo fermati con una brusca frenata ma vogliamo ripartire schiacciando l'acceleratore fino in fondo, per recuperare il terreno perso.
Durante questo stop & go abbiamo avuto il tempo di controllare se in qualcosa dentro di noi si era incrinato, ma lo abbiamo fatto?
Tutti i cumuli di emozioni, esperienze, affetti e oggetti creati nel corso degli anni che ci circondano a formare una barriera, sono così alti da bloccarci la visione del mondo esterno?
Sono così solidi da aver retto o poter reggere ai mutamenti della vita e le continue scosse di assestamento, o rischiano di crollarci addosso soffocandoci?
La mia vita è già cambiata (o meglio stravolta) a giugno del 2018 e lo sarà di nuovo a ottobre di quest'anno.
Già nel 2019 avevo deciso di cambiare o meglio allontanarmi dalla quotidiana frenesia e dedicarmi alla mia famiglia e alle mie cose, e questo periodo storico che ha reso il futuro incerto mi ha dato ancor più conferma delle mie scelte.
Prendere una pausa per fare ordine dentro il bagaglio della vita, cercare di liberarmi dai paraocchi che ho deciso da solo di indossare, guardarmi attorno alla ricerca di idee e esperienze che mi possano arricchire interiormente.
Come fare per ripartire o cambiare vita?
La risposta che mi sono dato è quella di non puntare a cosa voglio diventare, ma tener bene a mente per le scelte future che cosa NON voglio diventare.
Quali sono gli ingredienti per il cambiamento?
- il supporto della famiglia;
- archiviare i fallimenti come esperienze e non sconfitte;
- di fronte ai dubbi ricordarsi il motivo che ci ha spinto al cambiamento;
- tanta speranza;
- quanto basta di incoscienza.
Funziona?
Non lo so, provate a chiedermelo tra un po' di tempo.
Lo sapevate che...
Quarantena deriva dal veneto "quarantina" termine usato nella repubblica marinara di Venezia per indicare l'isolamento delle navi con equipaggi ammalati.
Quaranta giorni è un arco temporale che si ritrova anche nell'ambito religioso e strettamente collegato al concetto di deserto.
Deserto come simbolo di una fase esistenziale in cui bisogna fare i conti con l’essenzialità del vivere per abbandonare cose che sembrano indispensabili ma non lo sono e che anzi, in questo passaggio, diventano addirittura ingombranti.
Sopravvive al deserto solo ciò che davvero ha valore.
Vi siete mai trovati nel deserto?
Io ne sono rimasto affascinato anche solo ad averlo percorso in auto e più passa il tempo più vorrei tornarci.